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Inquinamento dell’aria: a che punto siamo?

Testi Emma Gatti
Cosa rende l'aria inquinata?

L’essenza stessa dell’istinto è che lo si segue indipendentemente dalla ragione
Charles Darwin (1809-1882), naturalista, geologo, biologo Inglese

Il 7 Settembre è la giornata mondiale per l’aria pulita. Cosa significa aria pulita? O meglio, cosa rende l’aria inquinata? Ecco un breve compendio per capire a che punto siamo con la ricerca nel settore. Inoltre vi consigliamo app, siti e libri per partecipare a quello che si profila essere uno tra i dibattiti più interessanti dei prossimi anni.

Inquinamento dell’aria: a che punto siamo?

La US Environmental Protection Agency (EPA) e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) hanno mostrato che l’esposizione a lunga durata all’inquinamento atmosferico aumenta il tasso di mortalità e i casi di malattie cardiopolmonari e di cancro ai polmoni. Le cifre indicano che ogni anno muoiono circa  4.2 milioni di persone a causa del particolato atmosferico, che significa che circa il 7.6% della mortalità globale è causata dall’inquinamento dell’aria.  Il particolato atmosferico è chiamato PM2.5 e PM10, dove 2.5 e 10 indicano la grandezza delle particelle, rispettivamente 2.5 e 10 micron (1 micron, scritto anche 1 µm, è 1 milionesimo di metro). Più è piccola la particella, più è pericolosa, perché rimane sospesa nell’aria più a lungo e può penetrare nei polmoni.

Di questi 4 milioni di vittime, 1 milione sono in Cina. Dati risalenti al 2015 segnalavano che le concentrazioni di PM2.5 nell’inverno tra il 2010 e il 2014 erano sempre oltre i 100 µg/m3, con spesso picchi oltre i 700 µg/m3, che è 20 volte il limite massimo di PM2.5 di 35 µg/m3 imposto dall’EPA (1 µg, ovvero 1 microgrammo, è 1 milionesimo di grammo). Per dare un termine di paragone, a Milano nei mesi di dicembre e gennaio di solito si arriva a 45 µg/m3 (qui i dati ARPA sull’inquinamento atmosferico di Milano nel 2018). Queste particelle hanno una densità di circa 1.5-2 g per centimetro cubo, quindi un veloce calcolo ci dice che 45 µg di PM2.5 sono almeno 3 milioni di particolato al metro cubo. Se consideriamo che a riposo un essere umano adulto respira in media 11 metri cubi d’aria al giorno, questo significa che nei giorni invernali molto inquinati ogni Milanese respira almeno 30 milioni di queste particelle. Le cose potrebbero però finalmente cambiare in meglio. Una ricerca appena pubblicata su Nature Climate Change riporta che la Cina intende intraprendere una strada diversa e diminuire del 70% le sue emissioni di particolato sottile entro il 2050. 
L’inquinamento atmosferico non è creato solo dalla combustione di combustibili fossili (una parte è generata da processi industriali, dalla combustione di materiali naturali nelle zone agricole, e da processi coinvolti con il trattamento dei rifiuti), ciononostante la combustione di prodotti organici di origine fossile quali petrolio e carbone resta la principale fonte di PM2.5, con il 40% di esse emesse dai mezzi di trasporto. Questa settimana Nature dedica una bella riflessione sul futuro dell’energia a idrogeno, sottolineando come l’Europa sia in prima linea per una economia che vede a tutti gli effetti uno smantellamento dell’energia a combustibili fossili a favore di quella a idrogeno (la BEI – Banca Europea Investimenti – ha dichiarato che dal 2021 smetterà di dare fondi per aziende che si occupano di combustibili fossili). Il giornale mette però in guardia verso le possibili ripercussioni che questo nuovo mercato potrebbe portare, facendo un paragone con i discussi, e mai davvero decollati, biocombustibili. In conclusione, dipenderà da come lo produrremo. “L’idrogeno” dice “non è una tecnologia, bensì una fonte di energia.  Può essere prodotta in maniera pulita oppure no”.


Numeri a caso?

Se vi state chiedendo da dove vengono i limiti imposti dall’EPA e perchè appena questi limiti vengono sorpassati scattano i divieti, ecco la risposta. Sono ricavati da questo articolo del 2002 che è tutt’ora considerato l’articolo più citato nella storia degli studi di ricerca sulla qualità dell’aria. Lo studio, durato dal 1983 al 1998, mette in evidenza come le polveri sottili siano direttamente riconducibili a malattie come il cancro ai polmoni, e prova come ad ogni incremento di 10 µg/m3 in PM10 e PM2.5 c’è un aumento fino all’8% nel rischio di sviluppare malattie cardiopolmonari.


Over the Pop

Per quelli che non ci credono finché non lo vedono | Da Nuova Delhi a Beijing, passando per Mongolia, Pakistan e Uganda, la CBS ci mostra una carrellata della 50 città più inquinate del mondo. Il sole, un puntino, si vede a malapena dietro la nebbia lattiginosa dello smog. 

Per lamentarsi informati | Quest’inverno, prima di lamentarvi per il blocco auto, consultate le mappe interattive dell’ARPA (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente). Mostrano ogni giorno la situazione aggiornata della qualità dell’aria in Veneto, Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna. Se siete particolarmente nerd potete anche scaricarvi l’archivio storico e consultare tutti i dati dal 1969 in poi. 

Per Milanese only | Vi segnaliamo l’app WiseAir, nata da una collaborazione tra un gruppo di studenti del Politecnico e la Banca Cooperativa di Milano. La app è collegata a un vaso – che si chiama Arianna e che potete acquistare sul sito di WiseAir – che monitora la qualità dell’aria dal vostro balcone. Il network di Arianne è visibile dalla app e provvede una rete di dati in tempo reale sulla qualità dell’aria nel bacino della città milanese. 

Per chi vuole approfondire | Nel 2013, Jeremy Rifkin apriva, come spesso fa, un tema molto “visionario”, che riguardava proprio l’idrogeno. Sono passati 7 anni e ora sembra che questa visione possa essere, di fatto, una possibilità. Di recente, in libreria, è apparso invece questo libro, che sembra confermare la contemporaneità del tema, in un’ottica più allargata e in linea con la crescita di sensibilità verso queste tematiche.


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EMMA GATTI è una scienziata con una laurea in geologia presso l’Università degli Studi di Milano – Bicocca, un dottorato in geochimica presso l’Università di Cambridge, e sei anni di esperienza da ricercatrice presso il NASA Jet Propulsion Laboratory e il California Institute of Technology di Pasadena. Dopo 12 anni all’estero è tornata a Milano e ha co-fondato Monnalisa Bytes, di cui è anche scrittrice e science editor. Le piacciono i fumetti, i gatti neri e i messaggi vocali.