MONNALISA BYTES

Science Storytelling

3′ 55″

Guida per non-americani alle elezioni americane

Testi Emma Gatti
Come funzionano le elezioni negli Stati Uniti?

Fate ciò che sentite giusto nel vostro cuore – perché tanto sarete criticati comunque.
Eleanor Roosevelt (1884-1962) diplomatica e attivista, First Lady degli Stati Uniti dal 1933 al 1945

Si avvicina il 3 di novembre 2020, giorno di elezioni per gli USA. In Europa siamo a conoscenza dell’adrenalina che le circonda, ma capire come funziona il loro sistema dall’esterno non è immediato. Innanzitutto, il sistema americano è strutturato per tutelare gli stati federali più piccoli dal pericolo di non essere mai rappresentati al Congresso (il Congresso è per gli americani ciò che per noi è il Parlamento). Il loro metodo fa sì che anche i voti degli stati meno popolosi abbiano un peso, ed è tarato su una società che ai tempi scandiva i suoi ritmi sul raccolto. È per questo che le elezioni sono sempre il primo martedì di Novembre: domenica era giorno di messa e mercoledì’ giorno di mercato, mentre martedì era un giorno che dava la possibilità a tutti di partecipare. Fu stabilito novembre perché novembre è dopo il raccolto ma prima dei mesi invernali, durante i quali, ai tempi, era difficile viaggiare in carrozza.

Il cittadino americano non vota direttamente per il Presidente, ma per una Collegio Elettorale che a sua volta elegge il Presidente. Ci sono 538 membri nel Collegio Elettorale, allocati per Stato in base della popolazione (quindi la California, uno degli stati più popolosi, ha 55 rappresentati in Collegio, mentre l’Alaska solo 3, e così via..). I cittadini, sebbene sulla scheda elettorale mettono una croce accanto al nome del candidato (quindi quest’anno saranno Donald Trump per i Repubblicani e Joe Biden per i Democratici), a tutti gli effetti stanno votando per mandare una “squadra” di elettori al Collegio. La “squadra” la determina il voto del popolo, ed è decisa sulla base del “tutto o niente” (questo è vero in tutti gli Stati meno che nel Maine e nel Nebraska, che hanno un sistema proporzionale): la maggioranza di voti di uno Stato decide di che colore saranno tutti i rappresentati di quello Stato. Facciamo un esempio: se in California, su 10 milioni di cittadini aventi diritto al voto, 7 milioni votano Democratici  e 3 milioni votano Repubblicani, tutti e 55 gli elettori Californiani al collegio dovrebbero votare per il candidato Democratico. Dovrebbero, perchè non è esplicitamente scritto nelle regole che un elettore debba votare quello che gli ha detto il popolo. Gli elettori che fanno di testa loro vengono chiamati “faithless electors”, ovvero gli elettori senza fede. In Italia la cosa non andrebbe giù bene, ma in America è legale (per ora)

Per diventare Presidente un candidato deve avere 270 voti. Essendo che il numero di elettori in Collegio è pari, si può verificare un pareggio (è successo solo due volte nella storia degli Stati Uniti, nel 1800 e nel 1824). In questo caso la Camera dei Rappresentanti (il corrispettivo della nostra Camera dei Deputati) elegge il Presidente, mentre il Senato elegge il Vice- Presidente.

La struttura a Collegio Elettorale è il motivo per cui in cinque casi, i più recenti dei quali Gore vs. Bush nel 2000 e Clinton vs. Trump nel 2016, il candidato che ha vinto non è quello che ha ottenuto in assoluto più voti. Una volte spogliate le schede, la Clinton aveva circa il 48% dei voti contro il 46% di Trump, ma perse comunque perchè al Collegio ottenne 227 voti contro i 304 di Trump. 

È anche il motivo per cui la campagna si concentra principalmente sugli swing states, ovvero gli Stati che cambiano bandiera. Al Gore perse per la Florida, forse il più importante degli swing state con 29 elettori in Collegio. La Clinton perse per il Michigan (16 elettori), il Wisconsin (10) e soprattutto la Pennsylvania (20). Questi tre stati le sarebbero bastati per arrivare a 273 voti e vincere le elezioni presidenziali. Quindi se vi state chiedendo perchè i giornali parlano ossessivamente della Pennsylvania in questi giorni (uno stato che ha un quinto della popolazione dell’Italia), questo è il motivo. 

Questo spiega anche perché la campagna elettorale è così lunga e accesa: non possono permettersi di dormire sugli allori, perchè avere solo gli stati garantiti (California, New York e Illinois per i Democratici, il Texas e gli stati del Sud per I Repubblicani ) non garantisce la vittoria. Da qui si capisce il perchè delle intense campagne elettorali per invitare la gente al voto: in un sistema “tutto-o-niente”, ogni votto -letteralmente- conta. L’elezione la decide l’indeciso, l’assenteista, più che colui o colei che vota sempre Democratici o Repubblicani. Coloro che di solito non votano, o che cambiano opinione, sono i cardini sui quali si concentrano le campagne politiche di un partito o dell’altro, soprattutto se le analisi statistiche dei dati anagrafici confermano che il profilo dell’assenteista corrisponde a un voto utile. 

Le elezioni di domani avranno un effetto su tutti noi. Non ci resta molto da fare se non sederci e aspettare.


Over the Pop

Obama Out and The Donald | È il discorso conclusivo di Obama durante la Correspondent Dinner della Casa Bianca nel 2016. Rilassato e ormai quasi fuori dal ruolo ufficiale, intrattiene un pubblico di giornalisti in delirio con diciotto minuti di insulti eleganti. Il mic drop finale è pure gold. 

La Bibbia e il Fucile di Joe Bageant | Il libro racconta con rabbia, compassione e autentico divertimento l’America che dall’Europa è più difficile vedere. L’America rurale, lontana dalle città e i film di Hollywood, incarna degli ideali che per gli Europei sono difficili da comprendere: le armi, le sette religiose, la sanità privata, la pena di morte, il capitalismo eccessivo. Da accompagnare a Borat (vedi sotto) se volete farvi un tour de force in ciò che i giornali spesso tralasciano. 

Borat 2 | Per stomaci MOLTO forti. Suggerito un po’ perchè ci sto ancora rimuginando, un po’ perchè è estremamente attuale, se avete lo stomaco per digerire la satira al vetriolo di Sacha Baron Cohen non perdetevi Borat 2, appena uscito su Amazon Prime. Il film, come tutti i lavori di Baron Cohen, va molto, molto oltre la satira (anche quella scomoda, anche quella a denti stretti). A me, oltre a far pensare alla realtà che rappresenta -ben nota a chiunque segua un po’ la cronaca americana- mi ha fatto pensare anche alla rappresentazione statistica dei personaggi raccontati: mi sono chiesta se è davvero il lato predominante dell’America (Joe Bageant pensa di sì) o se, come ogni regista, è dovuto andare a scovare gli estremisti più estremi per dare sugo al racconto. La risposta a voi.


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EMMA GATTI è una scienziata con una laurea in geologia presso l’Università degli Studi di Milano – Bicocca, un dottorato in geochimica presso l’Università di Cambridge, e sei anni di esperienza da ricercatrice presso il NASA Jet Propulsion Laboratory e il California Institute of Technology di Pasadena. Dopo 12 anni all’estero è tornata a Milano e ha co-fondato Monnalisa Bytes, di cui è anche scrittrice e science editor. Le piacciono i fumetti, i gatti neri e i messaggi vocali.