MONNALISA BYTES

Science Storytelling

4′ 17″

Il mondo pre-Covid è finito per sempre?

Testi Emma Gatti
Torneremo ad abbracciarci? Forse no

Le previsioni sono difficili, specialmente se sono previsioni per il futuro.
Niels Bohr (1885-1962), fisico danese e premio Nobel per la fisica nel 1922.

Febbraio 2020. L’Italia entrava nel suo primo lockdown duro, con le file fuori dai supermercati e (l’ex ormai) segretario del PD Nicola Zingaretti che si faceva vedere in giro per Milano dichiarando “Milano non si ferma”. L’Italia scopriva per la prima volta dov’è Codogno, che cos’è un indice Rt e che non le piacciono le penne lisce. 

Un anno dopo, molti paragonano le foto di ieri e di oggi per ritrovare un senso del tempo che è passato, essendo che il sabato è uguale al lunedì quando passi tutti i giorni in tuta. Noi abbiamo deciso, anziché guardare al passato (che tanto ormai, come diceva Orazio, dum loquimur, fugerit, se n’è già andato mentre parliamo), di guardare al futuro e provare a immaginare come il Covid cambierà il nostro futuro prossimo. Che innovazioni diventeranno la norma? Nasceranno nuove abitudini? Ci saranno dei cambiamenti nel modo di viaggiare, lavorare, studiare, interagire, essere? Ecco a voi un dipinto -positivo e ottimista- di ciò che potrebbe accadere. 

SCUOLA

La scuola tornerà in presenza, manca troppo ad alunni, professori e genitori che non ce la fanno più a tenersi i figli a casa. Ma le pratiche online, i colloqui su Zoom, l’interazione tra digitale e frontale è qui per restare. La necessità di avere accesso continuo a risorse digitali potrebbe spingere finalmente a una informatizzazione della scuola, provvedere più computer, magari laptop individuali per ogni studente, inserire corsi di informatica applicata e di programmazione. Gli strumenti online diventeranno dei complementi alla didattica frontale, e forse permetteranno agli insegnanti di cambiare il loro modo di interagire e insegnare: meno nozionismo e più mentoring, meno standardizzazione e più personalizzazione. 

LA FINE DELL’UFFICIO

La virtualizzazione del lavoro, assieme alla scomparsa dei grossi uffici aziendali, secondo noi sarà un’altra delle cose che vedremo nei prossimi anni. Non tutto il lavoro diventerà da remoto, ma una buona fetta si. Mark Zuckerberg ha annunciato che si apetta che nei prossimi dieci anni fino alla metà degli impiegati di Facebook lavoreranno da casa, e lo stesso ha confermato Twitter.

STILI DI VITA

Se non si deve più vivere in città per lavorare in città, se possiamo, con un click, connetterci da Pantelleria per lavorare a Milano, che cosa ci vieta di tornare al Paese, comprarci una casa in campagna, andare a vivere in una zona remota tra le montagne? Solo la stabilità della connessione internet. Prevediamo che in un futuro post-Covid i prezzi di quelle case in zone “poco appetibili” potrebbero improvvisamente rivalutarsi.

TRASPORTI AEREI

Se c’è un settore che è stato colpito duramente è quello dei trasporti aerei. Mentre il trasporto domestico nel 2020 era sceso del 51% in confronto al 2019, il trasporto internazionale aveva perso fino all’81%, e le compagnie aeree mondiali hanno stimato di aver bisogno di un prestito di 80 miliardi di dollari (oltre ai 170 già versati) per riuscire a sopravvivere. Non si sa quando e come i viaggi aerei riprenderanno normalmente, stime dicono che per tutto il 2021 e 2022 ci saranno ancora ritardi, cancellazioni etc (Rafat Ali, il fondatore di Skift, sostiene che la situazione non tornerà mai più quella di prima, e che alcuni giganti del settore non torneranno alle condizioni precedenti). Ma sembra una cosa garantita che in futuro, per volare, avremo bisogno di un certificato di vaccinazione internazionalmente riconosciuto. Il World Tourism Organisation infatti chiede un coordinamento globale, una certificazione standardizzata a livello internazionale, e una armonizzazione dei protocolli, e insiste che i passaporti delle vaccinazioni diventeranno essenziali per mettere piede su un aereo. 

ABITUDINI

Come sono cambiate le abitudini degli Italiani dopo un anno di pandemia? Non ci si bacia più, non ci abbracciamo più quando ci incontriamo, stiamo a un metro di distanza quando parliamo con nostra madre. Cosa succederà in futuro? Forse il nostro modo di essere con gli altri, quello che gli inglesi definiscono il “touchy-feeling”, il toccarsi tra persone che si conoscono (mano sulla spalla, tocco sul braccio) potrebbe diventare sconveniente, se non addirittura socialmente inaccettabile. 

Continueremo a fare aperitivi virtuali? La tecnologia riuscirà a darci quella stessa qualità di interazione sociale così importante per mantenerci sani di mente? O il nostro bisogno di interagire faccia a faccia ci porterà a evitare a un certo punto certi nuovi mezzi virtuali? 

I film di fantascienza mostrano spesso un futuro distopico nel quale l’umanità interagisce solo via schermo. Forse il Covid ci ha mostrato che cercheremo ancora a lungo l’interazione faccia a faccia tra esseri umani. Una cena al ristorante, quattro salti in discoteca,  una serata fuori con gli amici rimangono dunque insostituibili. 

IL MEDICO CHE NON C’È

Il futuro è telemedicina, diagnostiche al computer, interventi specialistici e sempre meno interazioni con il medico della mutua. Sempre di più i pazienti saranno in grado di accedere alle proprie ricette ed esami senza passare per il medico (già questo in parte succede). Lo screening remoto per identificare lo specialista di riferimento potrebbe sostituire il classico appuntamento con il medico generico, e mezzi quali la telemedicina e le diagnosi telefoniche potrebbero diventare la norma nella medicina di base. Già adesso l’ospedale San Raffaele a Milano offre un servizio di telemedicina e visite online per coloro che non vogliono recarsi in ospedale. 

INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Il Covid è stato un test come nessun altro per  la tecnologia digitale. Negli ultimi sei mesi abbiamo visto la nascita di migliaia di nuove applicazioni, da nuove app per il contact-tracing alla telemedicina, fino a nuove piattaforme per l’apprendimento a distanza (lo stesso Zoom, appena un anno fa un programma pieno di problemi, ha adesso una veste nuova). Queste innovazioni portano con loro tutta una serie di problemi (dilemmi etici, rischi legati alla violazione della sicurezza e pregiudizi sistemici degli algoritmi) che hanno messo in evidenza come il settore dell’intelligenza artificiale necessiti di una seria legislazione. Principi quali la trasparenza dei dati, l’inclusività e l’errore umano diventeranno argomenti sempre di più di cui parlare.  


Over The Pop

Ready Player One | Nel 2045 i teenagers hanno ancora meno da fare e sono ancora più depressi che nel 2020, e per scappare da una realtà fatta di povertà e degradazione si rifugiano in una simulazione virtuale chiamata OASIS, che sembra Ibiza prima del Covid e da loro quel brivido adrenalinico che la vita vera non sa più dare. Finché non arriva una sfida da 500 milioni di dollari, e a quel punto il gioco cambia. Il libro a cui è ispirato è molto bello, ma il film, sebbene la regia di Steven (Spielberg), non riesce a centrare l’obiettivo. Sia del libro che del film c’è il sequel, Ready Player Two. 

Strange Days | Chicca degli anni ‘90 che si immagina un futuro in cui la droga corre sul microchip. Lo SQUID è un congegno elettronico illegale che ti permette di vivere le emozioni di un altro direttamente nella tua corteccia cerebrale, senza muoverti da casa. Ci scappa il morto e un ex- poliziotto della LAPD (un Ralph Fiennes giovanissimo e con i capelli lunghi) indaga, con l’aiuto di una prostituta (Juliette Lewis, che sembra ruotare sempre attorno a questi ruoli).


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EMMA GATTI è una scienziata con una laurea in geologia presso l’Università degli Studi di Milano – Bicocca, un dottorato in geochimica presso l’Università di Cambridge, e sei anni di esperienza da ricercatrice presso il NASA Jet Propulsion Laboratory e il California Institute of Technology di Pasadena. Dopo 12 anni all’estero è tornata a Milano e ha co-fondato Monnalisa Bytes, di cui è anche scrittrice e science editor. Le piacciono i fumetti, i gatti neri e i messaggi vocali.