MONNALISA BYTES

Science Storytelling

3′ 59″

Con tutte quelle bollicine

Testi Emma Gatti
La schiuma perfetta sulla tua birra è una questione di fisica delle bolle

E’ un errore capitale  teorizzare prima di avere i dati. Così facendo, uno inizia a sperare di trovare dei fatti per spiegare le teorie, invece che trovare delle teorie che spieghino i fatti…
– Sherlock Holmes, Uno scandalo in Boemia

La prima birra è stata fermentata, in giare di terracotta, nel Neolitico, a testimoniare lo spasmodico interesse degli esseri umani più per l’alcol che per il cibo ( le prime coltivazioni di vite furono per il vino, e non per l’uva in sé). Settemila anni dopo siamo ancora qui a berla e a parlarne, e a chiederci come crearne di nuove, di più fresche, di più amare, di più o meno gassate, essendo le bollicine una componente fondamentale di una birra degna di tal nome. La bevanda gassata però è interessante anche dal punto di vista fisico. La presenza o meno di bollicine, la grandezza delle bolle, la schiuma, sono tutti fattori che dipendono dal grado di fermentazione e dalla quantità di alcool presente. Nel Mescal per esempio (liquore tipico Messicano fatto nel nono girone dell’inferno) la quantità di alcool determina la permanenza delle bolle sulla superficie. Questo ha delle enormi implicazioni per le vostre vacanze in Messico: se vi versate un bicchiere di Mescal dovete guardare le bolle e contare fino a 30. Se le bolle rimangono, bevete pure perché significa che il Mescal è di buona qualità. Se invece scompaiono dopo pochi secondi significa che vi hanno servito un Mescal patacca. Per lavare il disonore vi dovrete battere a duello, Clint Eastwood-style, nel mezzo del pueblo. Per compiere la vostra vedetta dovrete far bere al barista l’intera bottiglia di Mescal, con la colonna sonora di Ennio Morricone (arrivederci Maestro) a farvi da sottofondo. 

Se volete saperne di più sul come l’alcol influenza la permanenza delle bollicine sulla superficie, il lavoro è di Rage et al. ed è appena stato pubblicato su Nature e lo trovate qui.


Over The Pop
SPECIALE ESTATE

D’estate la gente disdegna le letture scientifiche e predilige robe più leggere, ma fa male perché i libri scientifici in spiaggia aiutano a stabilire immediatamente una gerarchia da bagnasciuga, importante per mantenere rapporti sociali definiti anche quando si passa il 70% del tempo in ciò che non è nient’altro che un sostituto delle mutande. 

Eccovi quindi la nostra top 3 di libri da portarsi in spiaggia per quest’estate 2020.

Un classicone: ll cigno nero. Come l’improbabile governa la nostra vita, di Nassim Nicholas Taleb. L’estate è il momento ideale per cimentarsi con Taleb, che scrive bene e ha la mente affilata come una lama di rasoio. Lasciatevi affascinare mentre vi spiega, senza troppe parole, perchè è più intelligente di voi. Di tanto in tanto spiega anche il perchè il futuro è imprevedibile e i rischi sono incontrollabili, e perchè, dalle crisi di Wall Street’s al crollo delle torri gemelle, gli eventi imprevedibili, i cosiddetti cigni neri, sono fondamentali per la storia dell’uomo. 

Uno nuovo: Altre menti. Il polpo, il mare e le remote origini della coscienza di Peter Godfrey-Smith. Per chi ancora non lo sapesse, i polipi sono animali intelligenti e questo libro illustra tutte le sottili sfumature di questi geni del mare. Dai tentacoli ricoperti di terminazioni nervose, ai cambi di colori quando sognano, vi sfidiamo ancora a mangiarne uno dopo aver letto queste pagine. 

Fumetto: Meteor Men, di Jeff Parker e Sandy Jarrell. Fumetto intrigante che inizia in una sera d’estate. Alden Baylor, un ragazzino normale, diventa la persona più importante del mondo. La pioggia di meteore che credeva essere un evento carino per inframezzare l’estate si rivela una invasione aliena, e il mondo non è più lo stesso. Il protagonista è un ragazzino, il libro non è affatto banale. Uno di quei libri a cui pensi anche dopo che lo hai finito.


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EMMA GATTI è una scienziata con una laurea in geologia presso l’Università degli Studi di Milano – Bicocca, un dottorato in geochimica presso l’Università di Cambridge, e sei anni di esperienza da ricercatrice presso il NASA Jet Propulsion Laboratory e il California Institute of Technology di Pasadena. Dopo 12 anni all’estero è tornata a Milano e ha co-fondato Monnalisa Bytes, di cui è anche scrittrice e science editor. Le piacciono i fumetti, i gatti neri e i messaggi vocali.