MONNALISA BYTES

Science Storytelling

4′ 55″

House of Mars

Testi Emma Gatti
I cieli di Marte stanno diventando affollati.
Bisogna ripensare alle leggi sull'esplorazione spaziale?

Andata e ritorno su Marte per mezzo milione di dollari. Si può fare.
– Elon Musk

L’ultimo arrivato della famiglia NASA su Marte, il rover Perseverance, grosso come un SUV e atterrato il 18 febbraio 2021 alle 22 circa ora Italiana usando un nuovo sistema di atterraggio composto da scudo termico, paracadute e gru volante (che gli ha permesso di passare da 5000 m/s a 160 km di altitudine a un dolce atterraggio al suolo in “sette minuti di terrore”), è solo l’ultima di una serie di sonde arrivate in febbraio sul pianeta rosso. 

La prima sonda orbitale degli Emirati Arabi, HOPE, è entrata in orbita il 9 Febbraio 2021, mentre la sonda + rover Cinese Tianwen-1 è entrata nell’orbita Marziana il 10 febbraio 2021 e dovrebbe restarci per alcuni mesi, prima di sganciare il rover e diventare potenzialmente la seconda nazione a mettere piede (roboticamente parlando) su Marte dopo gli Stati Uniti. A tutto questo si aggiunge SpaceX, i cui piani dichiarati sono di portare 1 milione di esseri umani su Marte entro il prossimo secolo. I cieli di Marte iniziano a farsi affollati. Dovremmo ripensare i trattati di legislazione spaziale?

Riassunto delle puntate precedenti

Iniziato come un business dai dubbi ricavi e con un tasso del fallimento del 100% (le prime missioni su Marte, lanciate negli anni 60, non raggiunsero mai l’obiettivo),  l’esplorazione di Marte ha raggiunto nel 2021 il suo apice storico con 10 missioni attive, di cui otto sonde in orbita e due rover a terra. Il JPL ha lanciato nel corso degli anni cinque rover, ma solo Curiosity (atterrata nell’agosto 2011) e Perseverance sono ancora operativi. 

In pole position da sempre ci sono gli Americani, che negli anni hanno lanciato 22 missioni (di cui solo 4 fallite) e al netto gestiscono la totalità delle relazioni pubbliche sul pianeta rosso. La storica famiglia rivale, l’ex Unione Sovietica ora Russia, sebbene abbia provato ben 19 volte a lanciare una sonda su Marte (dipende da come li si conta), ha avuto solo 6, a volte parziali, successi. Ma da un decennio il gioco politico attorno a Marte si è ampliato e ha fatto posto a nuovi Montecchi e Capuleti interessati alla conquista. Delle otto sonde in orbita al momento, due sono dell’Agenzia Spaziale Europea (il Mars Express, atterrato nel 2003, e l’ExoMars Trace Gas Orbiter, frutto di una collaborazione tra ESA e la Russa Roscosmos), una è Indiana (la Mangalyaan) e da meno di due settimane ci sono anche la prima sonda degli Emirati Arabi e Cinese. Dal lato commerciale, la Starship di SpaceX era stata progettata per trasportare un cargo e un equipaggio su Marte entro il 2024 (sebbene voci di corridoio dicono che il primo viaggio sia stato venduto al miliardario Giapponese Yukazu Maezawa per fargli fare un giro attorno alla Luna nel 2023). Cosa succederà, adesso che ci sono così tanti contendenti?

Avvocati da Marte e Stakeholders da Venere

La legislazione spaziale è la definizione incarnata di “ultima frontiera”, nel senso che nessuno sa davvero cosa sta succedendo. Il diritto internazionale spaziale inizia con la creazione di una commissione delle Nazioni Unite sull’uso pacifico dello spazio extra-terrestre nel 1959  e prosegue con il famoso Outer Space Treaty del 1967. 

Tra le altre cose, il trattato definisce che è illegale mettere delle bombe o ordigni atomici su satelliti o sonde destinate allo spazio (saggio), che i corpi celesti non possono essere esplorati o usati se non a fini pacifici (buono), e che nessuno può dichiararsi proprietario di questo o di quel pianeta (giusto). In pratica l’Outer Space Treaty è un monumento al buon senso, che ci sta, considerando il tempo in cui fu scritto. Però l’Outer Space Treaty dice tutto e dice niente. Non fraintendetemi: l’Outer Space Treaty rappresenta un gigantesco passo avanti per la cooperazione internazionale, ha cercato di anticipare gli sviluppi tecnologici e di creare un ambiente giuridico sicuro per le future attività scientifiche. Oggi ci sono Stati, organizzazioni internazionali e aziende private che competono fianco a fianco, e mentre i centri di ricerca si focalizzano principalmente sulla scoperta scientifica, le attività commerciali non possono non pensare all’utilizzo lucrativo delle risorse. Come conciliare tutto questo con i trattati degli anni ‘60? La Nazioni Unite negli ultimi anni hanno obbligato ogni nazione con un interesse spaziale ad avere delle legislazioni interne che regolino i lanci, e hanno costruito dei trattati che obbligano qualsiasi Stato (ente, compagnia) che invia un oggetto nello spazio ad assumersene le responsabilità. 

Concetto chiave per tutto questo è il termine “Launching State”, il paese di lancio, ovvero “qualsiasi Stato/organizzazione/persona civile che procura il lancio di un oggetto nello spazio”, e di “ogni Stato dal quale l’oggetto è lanciato”. Il problema è che, a livello legale, non c’è ancora una definizione chiara nè di “oggetto”, né di “spazio”, e nemmeno di Stato! Le regole sono basate su un mondo nel quale lo Stato che costruisce una sonda è lo stesso che la invia nello spazio. Ma oggi un satellite Australiano può essere lanciato in orbita grazie a un razzo di SpaceX, da una base di lancio su suolo statunitense, o francese, o italiano. Chi è dunque che si dovrebbe prendere la responsabilità se le cose vanno male, o i meriti se trovano l’oro su Marte? Secondo la legge, tutti e tre. 

Lo spazio è un affare. É la combo perfetta di tech e ambizione. Nessun altro settore permette di sviluppare in tandem un appetito per potenziali risorse sfruttabili e la costruzione di nuove tecnologie trasferibili. Mettici pure l’acquisizione di dati dallo spazio, e il gioco è fatto. In più, un investimento nella ricerca spaziale restituisce in capacità e abilità, sviluppa nuovi studiosi, nuovi ingegneri, nuove menti che a loro volta porteranno benefici all’economia e alla società. Non c’è da stupirsi che Elon Musk abbia fondato SpaceX e non una catena di pizze d’asporto nella Milano sud. 

Terra di Tutti o Terra di Nessuno?

Che cosa ci aspetta dunque? Per quanto riguarda corpi celesti minori, dal 2014 è in vigore l’ASTEROID ACT, che permette a compagnie private di sfruttare a fini di lucro risorse minerarie su asteroidi e comete. La Luna e i pianeti sono ancora protetti dall’Outer Space Treaty. Chiunque voglia appropriarsi di terreno extraterrestre al momento rischierebbe di rompere l’articolo II del trattato, che stabilisce Marte una res communis, ovvero una terra di tutti (l’opposto della terra di nessuno). Questo preclude l’acquisizione territoriale via occupazione, e significa che nessuno (Stati, enti, privati) ha un diritto sovrano su Marte. Un futuro tentativo da parte di chiunque di appropriarsi di terra o risorse sarebbe considerato, legalmente o politicamente, una colonizzazione di Marte, e come tale giudicato.

Ciononostante, man mano che l’umanità si espande nello spazio avremo bisogno di nuove leggi per governare il processo. Su Marte iniziano ad esserci più  poteri in gioco, ed è ora di pensare a una cooperazione internazionale definita da trattati precisi, dettati dalle Nazioni Unite.


Over The Pop

Mark Watney, Pirata dello spazio | In un monologo nel film The Martian, Matt Damon nei panni di Mark Watney, l’astronauta bloccato su Marte, considera la sua posizione legale. Conclude che il diritto marittimo si applica alla sua situazione, e dato che sta andando a requisire un’altra astronave, deve essere il primo pirata spaziale. Forse non è così legale, ma godetevi l’azione. 

Aelita – La Regina di Marte | Film muto Sovietico del 1924, parla di Los, un giovane terrestre che va su Marte, convince i locali a ribellarsi contro i loro leaders oppressori e si innamora della regina Aelita, che lo conosceva già da tempo perché lo spiava da da Marte con un supertelescopio. I Russi sotto certi aspetti non cambiano mai. 

Atto Di Forza: prima di The Martian c’era Atto di Forza, film culto degli anni ‘90 basato su un racconto breve di Philip K. Dick che vede Douglas Quaid (Arnold Schwarzenegger) diventare la cavia di un misterioso esperimento di impianto della memoria e finire su Marte a debellare un network di spie. Preferiamo l’originale all’abbastanza inutile sequel del 2012. 

Fascisti su Marte | Serie di sketch dall’epoca d’oro di Corrado Guzzanti. Una brigata fascista va alla conquista del “molle pianeta bolscevico”. Impagabile il commento audio “dell’Istituto Luce”.


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EMMA GATTI è una scienziata con una laurea in geologia presso l’Università degli Studi di Milano – Bicocca, un dottorato in geochimica presso l’Università di Cambridge, e sei anni di esperienza da ricercatrice presso il NASA Jet Propulsion Laboratory e il California Institute of Technology di Pasadena. Dopo 12 anni all’estero è tornata a Milano e ha co-fondato Monnalisa Bytes, di cui è anche scrittrice e science editor. Le piacciono i fumetti, i gatti neri e i messaggi vocali.