MONNALISA BYTES

Science Storytelling

5′ 14″

La guerra dei Quanti

Testi Emma Gatti
L'esplorazione spaziale in EU sta diventando un club esclusivo.
La tua nazione è dentro o fuori?

Il lavoro e le abitudini dell’umanità non mi sembrano materiale adatto alla deduzione scientifica.
Alan Turing (1912-1954), matematico, logico, crittografo e filosofo Britannico, padre della moderna informatica

A metà marzo 2021 l’UE ha redatto e pubblicato il nuovo programma di lavoro Horizon per il settore spaziale. Horizon è il programma di fondi destinati alla ricerca Europea in settori ritenuti strategici. Per dare un’ordine di grandezza, i fondi per Horizon 2020 si aggirano intorno agli 85 miliardi di euro. Il programma indica una svolta significativa da parte dell’UE, che ha deciso di escludere gli Stati non-membri dell’Unione dall’accesso ai fondi per la ricerca quantistica e spaziale, inclusi quegli Stati che possiedono accordi bilaterali con l’UE come la Svizzera, Israele e l’Inghilterra. Considerando che l’esplorazione spaziale è al centro delle strategie economiche internazionali (dell’importanza geopolitica dell’esplorazione spaziale ne abbiamo parlato qui), ha senso chiedersi il perchè di questa mossa. Buona lettura!

Poca scienza, molta politica

Quando lavoravo alla NASA, mi ricordo che c’erano due gruppi di impiegati: quelli con accesso alle aree riservate, e quelli senza. Il parametro di selezione era semplice: chiunque non fosse cittadino americano non poteva accedere a certi luoghi e non poteva far parte di progetti ritenuti “ad alta sicurezza nazionale”. Questo era origine di eterna frustrazione per gli scienziati, che spendevano più tempo attorno ai cavilli burocratici che sui loro studi. A volte collaborare con l’esterno era semplicemente impossibile, soprattutto se “l’esterno” erano scienziati provenienti da paesi sulla lista nera (non è una metafora) come la Cina, l’Iran o la Russia. 

Qualsiasi settore della scienza ormai è internazionale, ma per l’esplorazione spaziale questo è particolarmente vero. Non esistono team dedicati alla costruzione di grossi satelliti o costellazioni (network di satelliti), o di razzi e strumenti robotici che riescano a fare tutto in casa. Non solo dal punto di vista del materiale (bulloni dalla Cina, software da Hong Kong’s) ma anche dal punto di vista intellettuale. 

La decisione di escludere i partner non Membri dai bandi sugli studi quantistici e sull’esplorazione spaziale sembra quindi più una scelta politica che scientifica.  Perché?

Le nuove regole includono restrizioni per i bandi relativi allo sviluppo di computer quantici, descritti come “tecnologia emergente di importanza strategica mondiale”, ma anche verso altri settori quantistici quali simulazioni, comunicazione e progetti di telerilevamento. Ci sono anche limiti in tutti i settori spaziali che includono comunicazioni satellitari, trasporto e lancio di oggetti nello spazio. 

Il testo, ancora da considerarsi una bozza (se volete sapere chi ha fatto trapelare i documenti andate qui, e se volete leggere anche gli altri, potete trovarli qui), cita che “per poter salvaguardare gli strategici assetti dell’Unione, inclusi i suoi interessi, la sua autonomia e la sua sicurezza, la partecipazione [a questi progetti] è limitata agli Stati membri, inclusi quelli dell’Area Economica Europea [quindi Norvegia, Islanda e Liechtenstein]. Le proposte che includono entità stabilite o appartenenti in nazioni al di fuori di questo gruppo non saranno eleggibili.” Che significa che non solo una ricerca proposta da un team Inglese o Svizzero non sarà più in grado di partecipare, ma anche che ricerche capitanate da gruppi appartenenti all’Unione, ma che includono membri esterni, non potranno più essere elette. 

La risposta ufficiale di Bruxelles è che questa decisione è stata presa  “per…evitare la dipendenza dell’UE da componenti, materiali e processi provenienti da Stati extra-UE, e per evitare il rischio di incorrere in restrizioni o sanzioni import-export -per esempio attraverso controlli alla dogana.Science Business sostiene che la decisione è da collegarsi al fatto che i due settori sono strategici per la sicurezza dell’Unione. Anche Science vede in questa mossa un rafforzamento di una linea politica  incentrata su “autonomia strategica” e “sovranità tecnologica”. Josè Achache, CEO di ALTYN e Chairman di Media Lario, sostiene invece che potrebbe essere una mossa di negoziazione. “La Svizzera e l’Europa” dice Achache “portano avanti da anni una negoziazione bilaterale. Nel corso dell’ultimo anno questa negoziazione è diventata particolarmente intensa, e certamente la Brexit non ha aiutato.” 

Dal punto di vista di un ricercatore, tutto ciò non ha senso. Il settore spaziale e quantistico non possono essere condotti a compartimenti stagni. Una massa critica di cervelli e attività è necessaria per progredire e rimanere competitivi. Oltre alla inefficienza burocratica che queste barriere portano con sé, c’è anche il problema della nuova tendenza Europea ad escludere anziché includere. Una legislazione più dura da parte di Bruxelles è vista come un modo per proteggere l’economia interna ed evitare che nazioni rivali possano acquisire un vantaggio in ricerche chiave e posizionarsi come leader nell’economia futura. Secondo molti ricercatori però il modo migliore per cedere il passo è proprio quello di smettere di collaborare con Nazioni coinvolte da decenni con la ricerca del settore, come Israele, la Svizzera e l’Inghilterra.

Vendetta post-Brexit?

Da tenere presente in questo quadro sempre più da spionaggio stile Guerra Fredda c’è anche l’opzione Brexit. L’Europa e la Gran Bretagna sono ingaggiate da anni in un braccio di ferro per il potere, e non è detto che questa decisione non sia l’ennesimo scacco che l’Europa vuole dare all’Inghilterra per forzarla a una rinegoziazione dei trattati post-Brexit (l’Inghilterra ha ritratto la sua partecipazione dal Programma Erasmus e ha chiuso le porte all’accordo di Schengen). 

Sicurezza o ripicca?

Se questa mossa è indice di un’Europa più introspettiva di fronte a un nuovo clima geopolitico, o fa parte di una lite tra ex, lo scopriremo solo vivendo. Entrambe le opzioni sono plausibili. Da un lato, la ricerca quantistica sta diventando sempre più difficile. Gli USA stanno pensando di introdurre controlli alla dogana per la tecnologia, per paura che possa essere utile alla strategia militare di altre nazioni rivali. La Cina sembra aver deciso per una linea di ostracismo quantistico (ovvero sembra aver interrotto la ricerca con l’esterno). Dall’altro lato bisogna ammettere che non è la prima volta che l’Europa usa il piano Horizon per negoziare la sua politica interna. Per fare un esempio, la Svizzera negoziò l’accesso al completo programma Horizon, incluso il Programma Europeo per la Ricerca Nucleare, nel 2016. Sul piatto c’era la richiesta, da parte dell’Unione, che la Svizzera applicasse l’accordo di Schengen anche alla Croazia, in altre parole che estendesse alla Croazia l’accordo di libera circolazione per tutti i cittadini dei paesi firmatari (questo dovrebbe sollevarci il morale perché è la prova che non siamo quelli che gli Svizzeri trattano peggio). 

Di sicuro l’Europa, nel bene o nel male, sta virando verso un approccio più conservatore verso i suoi confini. Se questo si rivelerà un’arma strategica vincente, o un autogol, lo scopriremo tra un secolo. 

Una nota sulla fisica quantistica

Da non fisica faccio fatica a spiegare cosa sia la fisica quantistica. Ma se qualcuno ha letto tutto l’articolo ed è arrivato alla fine chiedendosi che cosa sia e maledicendomi per non averla spiegata, in pochissime e banali parole è una branca della fisica che sfrutta le qualità della luce e degli elettroni per costruire computer e tecnologie di ogni tipo. La sua principale caratteristica è che qualsiasi cosa costruita su basi quantistiche può scambiare informazioni molto più velocemente di altri sistemi di comunicazione. Per esempio, un computer quantistico potrebbe decifrare una crittografia AES a 128 bit (adottata dal governo degli Stati Uniti) in sei mesi, invece di qualche trilione di anni come i computer attuali. 


Over the Pop

The Imitation Game | Il film sulla vita e le imprese di Alan Turing, genio matematico che contribuì alla vittoria degli Inglesi durante la Seconda guerra Mondiale, è uno dei migliori esempi di come fisica quantistica, ricerca e guerra si mischino tra le pagine dei libri di storia. Bravo Benedict Cumberbatch nei panni del matematico,  ma peccato per Keira Knightley che, sebbene le mie ripetute proteste, continua ad essere inserita in film belli, rovinandoli. 

Goldeneye | Un elenco di film su spionaggio e supercomputer non sarebbe completo senza un James Bond. Il primo con Judi Dench nei panni di M, in questo 007 James Bond (Pierce Brosnan) deve fermare i cattivi dal rubare “Goldeneye”, un satellite clandestino costruito dai Sovietici durante la Guerra Fredda. 

I Signori della Truffa | Robert Redford (che deve avere la faccia da hacker, perchè aveva lo stesso ruolo anche ne “I Tre giorni del Condor”) sta testando la sicurezza di una azienda di San Francisco quando scopre un modo per craccare qualsiasi tipo di codice, e capisce cosa potrebbe succedere se questa informazione cadesse nelle mani sbagliate. Dan Aykroyd a fargli da spalla è un plus.


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EMMA GATTI è una scienziata con una laurea in geologia presso l’Università degli Studi di Milano – Bicocca, un dottorato in geochimica presso l’Università di Cambridge, e sei anni di esperienza da ricercatrice presso il NASA Jet Propulsion Laboratory e il California Institute of Technology di Pasadena. Dopo 12 anni all’estero è tornata a Milano e ha co-fondato Monnalisa Bytes, di cui è anche scrittrice e science editor. Le piacciono i fumetti, i gatti neri e i messaggi vocali.