MONNALISA BYTES

Science Storytelling

5′ 30″

Non sono furbo, è che mi disegnano così

Testi Taxi 1729
Immagini Erica Fucci
È nella nostra natura imbrogliare il sistema se possiamo?

Metti caso che una mattina dovete andare a prendere il pullman. Avete i soldi del biglietto in tasca, siete in perfetto orario e davanti alla fermata c’è il tabaccaio. State per comprare il biglietto, ma mentre fate il gesto di pagare alla radio annunciano che quel giorno c’è lo sciopero dei controllori. Cosa fate? Lo comprate?

Che sarà mai non pagare il biglietto, vi direte.

Non avete ammazzato nessuno, giusto?

E poi, lo fanno tutti. 

Già, lo fanno tutti. A Milano, una piccola città se paragonata a Londra o New York, ogni giorno si stima che circa il 3% di persone facciano i furbetti sul metrò, e il numero sale al 10% se si considerano i bus e i tram, dove non pagare è più facile Fonte:Meko. Il problema non è tanto il dato in sé, ma il fatto che meno gente paga il biglietto, più l’effetto mela marcia si diffonde. 

BarcellonaLisbonaLondraMarsigliaPraga StoccardaMilano
1.09% 4% 1.10% 20% 4% 2.63% 8-10%
Fonte: Abrate et al. 2008 (dati riferiti al 2005-2006) Fonte:Abrate

In economia esiste un termine per definire questo tipo di comportamento: “free rider” Fonte:Marwell,anche se a noi piace chiamarli scrocconi. Un free rider è colui che usufruisce di un bene pubblico senza aver contribuito. Un po’ come chi lascia un bagno comune sporco quando tutti si erano impegnati a tenerlo pulito, chi prende il pullman senza pagare il biglietto o come chi evade le tasse e usufruisce lo stesso del sistema sanitario nazionale per cui hanno pagato tutti gli altri.

Quanto e come facciamo i free rider?
È un istinto naturale?

Per vederci chiaro sul fenomeno dei free rider, a partire dagli anni Ottanta, sono stati condotti numerosi esperimenti: eccovene uno. Fonte:Andreoni

Immaginate di far parte di un gruppo di 5 persone, a ciascuno dei quali vengono dati 10 gettoni. Potete decidere di mettere ciascun gettone in una di queste due buste:

  1. Busta A, bene privato. Per ogni gettone che ci mettete dentro ricevete 10 euro.
  2. Busta B, bene pubblico. Per ogni gettone che ci mettete dentro ricevete 5 euro, ma anche tutti gli altri partecipanti ricevono 5 euro ciascuno.

Ciascuno può decidere di fare quello che vuole, solo alla fine si scoprirà cosa hanno fatto gli altri.

Ora, se tutti mettono tutti i propri gettoni nella busta A, ognuno avrà 100 euro. Se, invece, tutti mettono tutti i loro gettoni nella busta B, ognuno avrà 50 euro moltiplicati per ciascuno dei 5 partecipanti, cioè 250 euro!

Voi cosa fareste?
Pensateci un attimo prima di andare avanti.

Vi fidate abbastanza degli altri partecipanti da investire tutto nella busta B? Oppure investite tutto nella busta A e sperate che gli altri invece mettano i gettoni nella busta B? O fate metà e metà?

Chi decide di mettere tutto nella busta A e sperare che gli altri mettano qualcosa nella busta B è un perfetto free rider: trae benefici da beni per cui non ha contribuito.

Ora, se ascoltassimo le teorie economiche secondo cui noi esseri umani siamo “razionali ed egoisti”, tutti noi dovremmo comportarci in modo perfettamente egoista e mettere tutto in A. Ma quando l’esperimento è stato svolto con persone in carne e ossa le cose sono andate diversamente: no, non nasciamo scrocconi. In media, infatti, le persone tendono a mettere cinque gettoni nella busta A e cinque nella B.

Dicevamo in media, appunto, perché spesso c’è qualcuno che “fa il furbo” e mette tutto in A.

È tutto lecito, eh, sia chiaro. Ma non vi darebbe un enorme fastidio?

A molte persone sì, e infatti se l’esperimento viene ripetuto (sempre con le stesse persone e 10 gettoni a ogni round), le cose “peggiorano”: al quinto round consecutivo i gettoni nella busta B diventano quattro, all’ottavo due, al decimo addirittura uno solo.

Morale: man mano che vediamo che gli altri fanno gli scrocconi iniziamo a farlo pure noi.

Va bene essere altruisti, ma non ci piace fare la figura degli scemi.

Deprimente, vero?

Ma c’è una buona notizia.

Una volta finito l’esperimento, dopo 10 round consecutivi con le stesse persone, gli sperimentatori hanno provato a vedere cosa succedeva dicendo: “ok, avevamo detto che l’avremmo fatto 10 volte, ma scherzavamo. Ora lo ripetiamo per altre 10”.

Ora, cosa succede alle stesse persone che un minuto prima avevano messo in media un solo gettone nella busta B?

Ne rimettono 5.

Esattamente come all’inizio.

Incredibile, vero?

È come se credessero di nuovo nell’umanità, dessero di nuovo una nuova chance al gruppo, pur avendo appena sperimentato sulla loro pelle di cosa siamo capaci.

Quindi, in sostanza, non è del tutto vero che fare i free rider è un istinto naturale. Siamo una specie intrinsecamente collaborativa: collaborare ci gratifica. Di questo almeno è convinto lo psicologo Michael Tomasello Fonte:Tomasello, che ci ha addirittura scritto un libro, “Altruisti nati. Perché collaboriamo fin da piccoli”. Quello che è chiaro è che i free rider sono un po’ come una cellula tumorale: traggono benefici dal corpo che li ospita e pian piano contagiano anche le altre cellule.

È una questione di pressione sociale, se abbiamo l’impressione che tutti si comportino male, tendiamo a farlo anche noi. È come per le tasse in Italia: tutti crediamo che l’altro non le paghi, e ci sentiamo in diritto di diventare evasori anche noi. Forse se da domani raccontassimo che tutti in Italia pagano le tasse, anche quelli che prima non le pagavano inizierebbero a farlo. 

Ma questa è un’altra storia, e ve la raccontiamo la prossima volta.

TAXI 1729 è una società di formazione e comunicazione scientifica. Raccontano i numeri, come vengono percepiti e come si fondono con l’istinto per diventare giudizi e decisioni. Da questa prospettiva, a cavallo tra matematica e psicologia, si occupano di economia, pensiero creativo, gioco d’azzardo e test d’ingresso.

ERICA FUCCI si è laureata in Graphic Design & Art Direction presso NABA nel 2020. Ha lo sguardo curioso di chi ancora si lascia stupire dal mondo. Quando è in auto sceglie il posto accanto al finestrino, poggia la testa e malinconicamente osserva il paesaggio che scorre. Guarda i campi di grano che danzano al vento, allunga una mano e prova a sentirne la brezza come se impetuosa le passasse fra le dita. Ama il colore e ha trovato nel collage la chiave per esprimere in modo creativo il suo animo nostalgico.